DAVIDE MORETTI È UN NUOVO GIOCATORE DELL’OLIMPIA MILANO

La Pallacanestro Olimpia Milano annuncia di aver raggiunto un accordo pluriennale con Davide Moretti, nato a Bologna il 25 marzo 1998, 1.90 di statura, play-guardia, nelle ultime tre stagioni alla Texas Tech University di Lubbock. “Sono molto felice e orgoglioso di far parte del progetto di un club ambizioso e leggendario come quello di Milano – dice Davide Moretti -. Coach Ettore Messina, la sua voglia di vincere ed il suo carisma, sono stati determinanti nella mia scelta. Non vedo l’ora di iniziare questa nuova avventura, di imparare e migliorare all’interno di una organizzazione del massimo livello europeo”. “Davide Moretti – dice il general manager Christos Stavropoulos – ci permette di rinforzare il nucleo italiano della nostra squadra con un ragazzo giovane sul quale abbiamo puntato per molti anni convinti che abbia le qualità caratteriali e tecniche per aiutare lo sviluppo del nostro progetto”. LA CARRIERA – Dopo aver giocato nelle giovanili di Pistoia Basket e Stella Azzurra Roma, ha debuttato in serie A proprio a Pistoia nella stagione 2014/15 e nelle due successive ha giocato in A2 a Treviso. Nel 2017 si è trasferito in America per giocare a Texas Tech. Con i Red Raiders ha giocato 106 partite in tre anni. Nella stagione 2018/19, la squadra ha raggiunto la Finale NCAA perdendola con Virginia. Lui ha segnato 11.5 punti di media, è stato incluso nel terzo quintetto della Big-12 conference e con il 92.4% è stato primo di conference nei tiri liberi, posizione confermata nella stagione 2019/20 in cui ha segnato 13.0 punti per gara. NOTE – Davide Moretti è figlio di Paolo Moretti, che ha vinto tre scudetti e la medaglia d’argento agli Europei del 1997 con la nazionale italiana. Moretti ha giocato otto competizioni ufficiali con la Nazionale giovanile compreso un Mondiale Under 17 nel 2014 e la conquista della medaglia di bronzo agli Europei Under 18 del 2016.

IL SALUTO DI DAVIDE MORETTI A TEXAS TECH

Le parole che Davide Moretti ha voluto condividere sui suoi canali social per salutare i tifosi e l’università di Texas Tech:

“Red Raider nation, there are so many things I would like to say.. First off I want to say that it was a pleasure to play in front of the best crowd in the nation for the last three years. You guys pushed me to be a better player, a great role model and most importantly you gave me a reason to leave it all out on the floor, every single game.
I have never been more committed to a program than I was to Texas Tech, it was an honor to represent one of the elite programs in college basketball on and off the court.
I have memories that will last a lifetime and teammates that I consider brothers.
I am sure this past year would have been another one to remember if only we could have played till the end.
It has been the toughest decision of my life, trust me.. but I thought this could be a great opportunity for me to pursue my dream.
I hope you all will understand.
Lastly I wanted to thank Coach Beard and all the great coaches that I had the pleasure to be coached by, you changed my life forever, you pushed me to be the best version of myself and I wouldn’t be the player and the person I am today without you all.
You all are my second family and I truly mean it.
I will always be part of that Elite8 team, member of that BigXII champion team and member of the first team to ever reach the Final Four, but most importantly
I will always be a Red Raider
???⚫️ Thank you from the bottom of my heart”

Moro #25

 

GAMBA, UNA LEGGENDA MONDIALE!

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Dici Sandro Gamba e fatichi a trovare un aggettivo che lo contenga tutto. E’ stato vincente come giocatore: dieci scudetti a Milano, oltre a due Olimpiadi con la Nazionale dove si è guadagnato i gradi di capitano. E’ stato vincente come allenatore: cinque titoli italiani, un paio di coppe Campioni e altrettante coppe delle Coppe il bilancio sulle panchine di Milano (come vice), Varese, Torino e Virtus Bologna. E’ stato vincente come ct azzurro: un titolo Europeo, l’argento olimpico, più un argento e un bronzo continentali. E’ stato vincente come personaggio: non è un caso che gli americani l’abbiano inserito nella Hall of Fame, dopo il suo maestro Cesare Rubini e prima di Dino Meneghin. Oggi, a 87 anni, è un osservatore attento di tutto il basket, italiano e non solo, che giudica con lo stesso rigore di quando in campo c’era lui.

Gamba, lei è fra i pochi che sono stati campioni sul campo e in panchina: c’è una qualità che ha fatto da filo conduttore di una carriera di successi durata oltre quarant’anni?

‘Una volontà di ferro: quando prendo una decisione, difficile farmela cambiare’.

Come definirebbe la sua carriera?

‘Una soddisfazione enorme: nel basket sono riuscito a fare cose impensabili per uno al quale avrebbero dovuto amputare una mano’.

Racconti.

‘La storia è nota. Per me il giorno della Liberazione è anche quello in cui rimasi ferito. Il 25 aprile del ’45 stavo giocando a pallone vicino a casa, in via Washington a Milano, quando iniziò uno scontro a fuoco (fra fascisti e partigiani, ndr) e venni colpito a una mano. Per i medici bisognava amputare. Fu un capitano dell’esercito americano, Elliott Van Zandt, che poi sarebbe diventato ct della nostra nazionale, ad aiutarmi: mi insegnò alcuni esercizi, come schiaffeggiare un pallone e palleggiare tutto il giorno, che mi consentirono di recuperare la sensibilità perduta. Da lì ho scelto il basket, che mi ha dato anche un lavoro, perché oltre a giocare facevo il rappresentante per la Simmenthal. E dire che volevo fare il ciclista (è nato il 3 giugno, giornata mondiale della bici, ndr): la prima gara, a 14 anni, l’ho vinta subito’.

Tanto di guadagnato per il basket: ha avuto prima un grande giocatore e poi un grande tecnico.

‘Devo tutto a Cesare Rubini. A 18 anni mi ha portato in prima squadra: il resto, a seguire. Poi mi ha chiesto di fargli da vice quando di anni ne avevo 33: ci ho pensato su una notte prima di accettare. Anche se di essere destinato alla panchina l’avevo capito prima: quando parlavo, i compagni mi davano retta. Una leadership naturale, forse perché qualche scudetto e un paio di Olimpiade sulle spalle l’avevo…’.

Da lì sono arrivate le panchine di Varese, Torino, Bologna, oltre a quella della Nazionale.

‘Un orgoglio aver guidato la squadra azzurra: mai mi sarei aspettato di arrivare su quella panchina’.

Tre compagni di squadra speciali?

‘Parlo della mia prima Borletti, quella del 1951. Sergio Stefanini, atleta prodigioso, tra i migliori in Italia sui 400 metri, anche se non perfetto nei fondamentali del basket. Poi Romanutti e Pagani. In seguito sarebbe arrivato Riminucci, formidabile per carattere e agonismo’.

Tre avversari da ricordare?

‘Ce ne sono tanti. Tra i più bravi, Alesini e Calebotta della Virtus. All’estero Borras e Galindez, due oriundi portoricani che giocavano nel Real Madrid’.

Il suo quintetto ideale fra i giocatori allenati?

‘Brunamonti in regìa, Riva guardia, Bisson esterno, Meneghin centro. Come straniero, Bob Morse’.

Altro gioco della memoria: il podio dei suoi successi?

‘In cima, lo spareggio tricolore Milano-Virtus Bologna, il giorno di Pasqua del 1951. Ero al primo anno, Rubini a un tratto mi chiama e mi dice: va’ in campo e fai qualcosa. Feci una decina di punti e qualche numero, oltre che una buona difesa, dove ero più bravo che in attacco. Fui votato miglior giocatore della gara. Fu anche la prima volta che mio padre entrò nello spogliatoio: per congratularsi, mi diede un bacio’.

Sugli altri due gradini del podio personale?

‘La prima coppa Campioni con Varese e l’oro europeo di Nantes con la Nazionale’.

Gamba, negli anni Settanta fiorì una generazione di allenatori entrata nella storia: lei, Sales, Taurisano, Guerrieri, Primo, Pentassuglia avete segnato un’epoca. Come lo spiega?

‘La scuola era buona. In Italia venivano fiori di tecnici americani a far lezione. In più tutti noi eravamo appassionati nel leggere le novità tecniche: io facevo arrivare i testi direttamente dall’America. Questa ondata iniziò già negli anni Sessanta, quando un po’ tutti cominciarono a introdurre nuovi metodi, nuovo sistemi: prima si giocava in un modo solo, imitando Tracuzzi, a suo modo un rivoluzionario, perché come i pittori qualcosa si inventava sempre. Così come pure Nikolic, che venne a lavorare in Italia, e prima ancora Van Zandt e Jim McGregor, lui pure ct della Nazionale. Fu una svolta tecnica, anche se il segreto era avere buoni giocatori: senza quelli, non cambi nulla’.

Tanti successi e un riconoscimento che premia una vita nel basket: l’ingresso nella Hall of Fame.

‘La soddisfazione più grande della mia carriera. Già da tempo si parlava di me: non ci speravo più di tanto, anche perché c’erano in ballo nomi grossi e le candidature erano limitate. Poi nel 2006, in piena notte, mi chiamano dagli Stati Uniti. ‘Coach, lei è stato inserito nella Hall of Fame’, mi dice una voce. A momenti svengo. ‘Può ripetere?’, chiedo. Era capitato solo a Rubini, che ho voluto ricordare nel mio discorso a Springfield oltre a mia moglie Stella, sarebbe poi capitato a Meneghin: è stata l’ultima grande gioia che il basket mi ha regalato’.

Se dovesse fare una relazione sul basket italiano nel terzo millennio, cosa le è piaciuto di più negli ultimi vent’anni?

‘L’organizzazione. I campi sono migliorati, federazione e lega hanno comunque dato un maggior ordine’.

Cosa le è piaciuto di meno?

‘A livello tecnico, manca un gruppo di allenatori in grado di rinnovarsi. Non ci sono più i coach che non vedono l’ora di finire il campionato per volare negli States a seguire i clinic, che restano utilissimi per la formazione: la spinta che avevamo qualche anno fa si è un po’ arrestata’.

Dove è carente questo basket?

‘Nell’insegnamento. Il basket è uno degli sport più difficili da insegnare: vedendo le partite, ci sono allenatori che qualche dubbio me lo lasciano’.

(LE 12 REGOLE DI COACH GAMBA)

In che senso?

‘Le generazioni di cui abbiamo parlato prima erano fatte di tecnici che sapevano insegnare: erano insistenti, pignoli. Magari c’era chi lavorava soprattutto sulla difesa e di quella faceva un marchio di fabbrica. Per questo c’è stato un salto di qualità. Da tempo, forse troppo, non dici più ‘quella è una squadra di Zorzi’, come succedeva in passato, riconoscendone l’impronta tecnica: il più delle volte, devi chiedere chi allena’.

In Nba succede che i coach vengano invitati a migliorare il gioco per non svalutare il prodotto. A proposito: segue le vicende d’oltre oceano?

‘Guardo tutto: professionisti, college, quanto offre la possibilità televisiva’.

Come vede questa migrazione sempre più numerosa dei nostri giovani verso le università americane?

‘E’ un fatto positivo, anche se non partono navi piene di giocatori: i talenti che vanno negli Usa sono pochi. Purtroppo finora non ho visto atleti che, finito il liceo, abbiano fatto grandi progressi, o che, tornati a casa, sono diventati leader nel campionato. Chi prende quella strada meglio che vada in un piccolo college dove ha la possibilità di giocare, possibilmente sotto grandi allenatori: ai miei tempi gente come Carnesecca e Ramsay erano veri maestri’.

Nel terzo millennio, a parte una fiammata iniziale, abbiamo visto spegnersi la Nazionale: come se lo spiega?

‘Il motivo c’è: non produciamo buoni giocatori di livello internazionale. O meglio, ne abbiamo pochi: chi siede sulla panchina azzurra ha difficoltà a coprire tutti i ruoli. Per vincere qualcosa serve talento, perché in giro di brocchi non ce ne sono. Servono anche grandi stimoli: un giocatore deve aver voglia di vincere con la maglia azzurra, non solo vestirla per fare curriculum. Aiuterebbe tutto l’ambiente: quando abbiamo conquistato medaglie con la mia Nazionale, è stata una scossa per l’intero movimento italiano’.

‘Parlo da tecnico: farei di tutto per migliorare i giocatori. Negli ultimi anni non ho notato molti progressi: nella preparazione degli atleti, e di conseguenza nel campionato, di nuovo non succede niente. Da esperto, mi colpisce che si giochi sempre nello stesso modo: non vedo più gli uno contro uno, non vedo nemmeno difendere come Meneghin, anche se Dino era unico. Incide anche la scelta tecnica degli stranieri: oggi arrivano tanti sconosciuti di modesto valore quando invece ci sarebbe bisogno di quelli che spostano davvero, come si diceva una volta. Con la loro classe erano anche i modelli per crescere le nuove generazioni, già nel guardarli i giovani miglioravano. Invece ci sono giocatori che fanno errori e, dopo due mesi, li ripetono: e questo, onestamente, non è un bel segnale’.

Angelo Costa

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Cerimonia Basketball Hall of Fame , Springfield Ma  2006

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DAVIDE MORETTI JUNIOR SEASON RECAP

Quando iniziò la stagione 2019/2020, quella da Junior di Davide Moretti, era il 5 Novembre 2019 e i Red Raiders giocavano il loro primo match alla Supermarkets Arena di Lubbock contro Eastern Illinois University. Texas Tech infilò cinque vittorie consecutive nelle prime uscite stagionali, che però non aiutarono a fugare i dubbi degli analisti americani, i quali comunque attribuivano a Coach Beard ed al suo staff grande credito per la trionfale passata stagione. Sin da inizio anno, infatti, gli esperti di college basketball, ebbero diversi punti interrogativi sulla squadra finalista dell’ultimo torneo NCAA, due su tutti la giovane età e la taglia fisica del roster non competitiva con i top team nazionali, soprattutto nel pitturato.

A fine novembre arrivarono i primi test impegnativi che coincisero con tre sconfitte consecutive per Texas Tech maturate contro Iowa della rivelazione Garza (nipote del grande Teo Alibegovic), Creighton e DePaul. Queste partite misero in evidenza le difficoltà di un gruppo che non era ancora squadra e che non aveva ancora assimilato i concetti difensivi ed offensivi di Chris Beard.

Il 10 Dicembre si accesero le luci del Madison Square Garden per Moretti e compagni che nel Jimmy Valvano Classic si trovarono ad affrontare uno degli avversari più tosti del momento: i Cardinals di Louisville, #1 del ranking nazionale, che si presentarono nella più affascinante arena del mondo pronti a divorarsi i texani che stavano vivendo il loro primo vero grande momento di difficoltà della stagione. La reazione dei Red Raiders fu strepitosa: misero in campo una prestazione attenta, solida ed energica come mai prima che li condusse alla vittoria per 70-57. Una notte magica anche per il #25 di TTU, Davide Moretti, top scorer del match con 18 punti segnati e due bombe consecutive che nello sprint finale piegarono gli avversari.

L’impressione molto positiva lasciata dopo questo prestigioso successo fu solo un lampo però, in quanto in campo Texas Tech continuò ad alternare prestazioni poco convincenti ad altre più solide. Anche le vittorie che seguirono la notte magica di New York non convinsero i più scettici.

La difficilissima Conference della BIG XII iniziò con una larga vittoria casalinga su Oklahoma State, ma il cammino in una Conference così tosta, mise presto i ragazzi di Coach Beard davanti ad avversari che fecero pagare loro molto caro certi limiti.

I Red Raiders durante la stagione hanno subito quattro sconfitte casalinghe in BIG 12 contro Baylor, Texas e Kansas e contro Kentucky nel SEC challenge, tutte dolorosissime. Oltre ai 6 successi casalinghi, hanno maturato tre vittorie esterne importanti con Texas, Kansas State e Iowa State, per un record finale in Conference di 9 vinte e 9 perse. Tre le sconfitte davvero sanguinose, quelle che avrebbero comunque spostato il giudizio sulla stagione da “fifty fifty” a “positivo”: Texas in casa, OSU e TCU fuori. Partite con squadre non superiori né a livello di taglia né a livello di talento, affrontate con troppa superficialità, poca attenzione ed energia.

Su 13 sconfitte stagionali, 8 maturate negli ultimi possessi, di cui 4 al supplementare. Texas Tech in questa stagione o ha vinto nettamente o ha visto vincere i propri avversari.

I motivi tecnici di questa stagione altalenante sono stati tre. Dal punto di vista difensivo il primo è stato la debolezza vicino ai tabelloni, che molto spesso si concretizzava in un vantaggio per gli avversari che riuscivano a catturare tanti rimbalzi offensivi e ad avere seconde possibilità di fare canestro, mentre il secondo la precaria solidità che spesso permetteva la realizzazione di punti facili negli 1vs1 con e senza palla. Dal punto di vista offensivo, invece, i Red Raiders avevano limitate alternative al perimetro con i due giocatori (Ramsey e TJ Shannon) più abili a creare vantaggio in situazioni di 1vs1, poco inclini a mettere i compagni in condizioni di prendersi tiri ad alta percentuale.

La stagione di Davide Moretti è stata in chiaro scuro, complicata dal fatto che questa non si è rivelata una squadra adatta a fare emergere le sue qualità migliori e le sue abilità.

L’efficacia di ogni difesa è direttamente proporzionale alla solidità degli uomini che presidiano il canestro. Avere dietro le spalle Odiase con Owens non è come avere dietro Holyfield e Shannon. Avere a fianco delle prime opzioni offensive pronte a metterti nelle condizioni di prendere buoni tiri come Culver e Mooney non ti costringe a dover creare dal palleggio o dal pick and roll due azioni su tre giocando una media di quasi 35 minuti a partita quando sei considerato la prima opzione offensiva della tua squadra.

Tenendo in considerazione questi aspetti si possono analizzare i numeri del #25 di Texas Tech che, per certi versi, sono addirittura migliori di quelli della stagione della finale, che pure erano stati strepitosi. Le cifre fatte registrare dal Moro sono le seguenti: 403 punti totali realizzati con una media di 13 a partita tirando con il 38,3% da 3 punti (67/175), il 47% da due punti (55/116) e il 90,2% ai tiri liberi (92/102), 71 assist (2,3 a partita), 53 rimbalzi (1,7 a partita), 63 palle perse e 36 recuperate in 31 partite giocate (tutte con ingresso nello starting five) con una media di 34,3 minuti in campo a partita (diversi match anche 37′-38′ e contro Kentucky 44′ su 45′).

Tre i riconoscimenti individuali conseguiti da Davide Moretti in questa stagione, due dei quali ricevuti in ambito accademico, con l’inserimento nell’Academic All-district Award e nell’Academic All-America Team. Il più importante dal punto di vista sportivo è la menzione d’onore (All-Big XII Honorable Mention) al quintetto ideale della BIG XII conference.

Dopo gli ultimi sviluppi legati alla vicenda del contagio da COVID-19 che sta interessando ormai tutto il pianeta, sono stati cancellati il torneo della BIG XII ed il torneo finale della March Madness.

Gli analisti di USA college basketball hanno provato a prendere il posto della commissione che avrebbe dovuto dare origine al tabellone del torneo NCAA, mettendo tra le università partecipanti al grande ballo, per il terzo anno consecutivo, la Texas Tech University di Coach Beard e del Moro!

BREAKING NEWS: CANCELLATO IL BIG 12 CHAMPIONSHIPS

A pochi minuti dalla palla due del match tra Texas Tech e Texas è stato comunicata la cancellazione del “Phillips 66 Big 12 Championships” a causa della diffusione del virus Covid-19, conosciuto come coronavirus. A confermarlo gli addetti ai lavori esperti di NCAA e gli stessi giocatori. Lo stop è stato confermato anche dalla Big 12 sui suoi canali social:    

DAVIDE MORETTI INSERITO NEL COSIDA ACADEMIC ALL-AMERICA TEAM

Annunciati nella giornata di oggi i CoSIDA Academic All-America Basketball Team per i college di NCAA Division I, tra cui anche Texas Tech.

CoSIDA (College Sports Information Directors of America) ogni anno seleziona e inserisce in questi team i migliori studenti-giocatori, premiandoli per le loro prestazioni sia in campo che in classe.

Davide Moretti, dopo essere stato inserito nelle settimane passate nell’All-District Team, in occasione dell’annuncio dei team su scala nazionale, è stato inserito nell’ Academic All-America Basketball Third Team, con una media voti di 3.68.

Un altro importante riconoscimento academico, dopo quelli già ricevuti in questi giorni sia in merito alle prestazioni scolastiche che cestistiche.

Clicca qui per vedere gli altri studenti premiati

 

BIG 12 – DAVIDE MORETTI NON È ABBASTANZA, TEXAS TECH CEDE CONTRO KANSAS

Sembra non finire il tunnel buio per Texas Tech che, nonostante una grandissima prestazione, incappa nella quarta sconfitta consecutiva, questa volta contro la #1 Kansas. Una partita molto tosta contro la prima della classe, giocata molto bene dai ragazzi di coach Beard che riescono sempre a rimanere attaccati al match, rientrando più volte dopo i tentativi di Kansas di scappare. Gli ultimi minuti punto a punto vedono Kansas dominare e Texas Tech rincorrere, con un grande rammarico per un fallo dubbio non fischiato sull’ultima tripla di Moretti che avrebbe regalato il pareggio a TTU. Ad inaugurare il match è il canestro di Davide Moretti che da il via ad un primo tempo molto frizzante, soprattutto nei primi 10’ di gioco, in cui le due squadre si affrontano a viso aperto, rispondendosi canestro dopo canestro e fissando il punteggio sul 17-17 a metà periodo. Dopo il pareggio, Texas Tech riesce anche a trovare il vantaggio, ma la seconda parte di tempo è tutta targata Kansas che, grazie ad un parziale di 12-2 prova a scappare, portandosi sul +8 a fine primo tempo. Dopo 20’ di gioco il punteggio è di 32-24 in favore di Kansas. Ad inizio del secondo periodo Texas Tech è brava e paziente a rimanere lì, rispondendo ai canestri avversari, rosicchiando punti già dai primi minuti e riuscendo ad impattare il match dopo 6’ di gioco del secondo tempo, 37-37. Inizia un’altra partita, con Kansas che subito non ci sta ad essersi vista rimontare il vantaggio e piazza un break di 4-0, Moretti mette una pezza, poi Kansas ancora con Garrett e di nuovo la risposta di Texas Tech con il gioco da tre punti di Tchewa per il -1, 43-42 a 11’ dalla fine. È McCullar a regalare il vantaggio ai Red Raiders, ma Kansas ancora una volta controbatte con un parziale di 5-0, fermato nuovamente da Moretti che riporta Texas Tech a -2, 48-46 a 8’ dal termine. L’ultima parte di gara è veramente concitata ed emozionante con le due squadre che si affrontano e si rispondono colpo su colpo, non concedendo nulla, fissando il punteggio sul 57-57 a 2’ dalla fine. Negli ultimi minuti di gioco, Kansas mette in piedi un break di 8-2 che gli permette di andare sul 65-59 a 35” dalla fine. A 11” dalla fine la tripla di Moretti ridà speranza ai Red Raiders, Garrett sbaglia il libero per Kansas, Moretti va per la tripla del pareggio viziata forse da un fallo non fischiato che non permette al #25 di segnare. A mettere fine al match e alle speranze di Texas Tech è il libero di Garrett che fissa il punteggio finale sul 66-62 e regala la vittoria a Kansas. Per Davide Moretti una grande partita sia dal punto di vista difensivo che offensivo, sicuramente leader ed MVP dei suoi. Chiude con 18 punti, 5 rimbalzi, 2 assist e 1 palla rubata in 38 minuti di gioco. Clicca qui per il tabellino completo

BIG 12 – TEXAS TECH SFIORA L’IMPRESA, MA CADE ALL’OVERTIME CONTRO BAYLOR

Altro boccone amaro per Texas Tech che, sul campo della #4 Baylor, sfiora l’impresa, ma poi capitola all’overtime. Una gara molto bella, intensa e combattuta, in cui regna sovrano solo l’equilibrio e in cui si affrontano, probabilmente, due delle migliori difese della nazione a livello collegiale. Un altro stop doloroso per i Red Raiders che non riescono a portare a casa un upset che sarebbe stato molto importante per la classifica in Big 12 e, soprattutto, anche per il morale. Le due squadre iniziano sin da subito ad affrontarsi a viso aperto a suon di canestro, con Texas Tech che risponde sempre all’avversario e riesce a passare in vantaggio con il jumper di Moretti, guidata soprattutto dalle triple di Ramsey, 13-10 dopo 8’. La partita è molto divertente, fatta di continui sorpassi e controsorpassi tra le due squadre. Nel primo tempo nessuna delle due riesce a scappare, ma neanche a ricucirsi un minimo vantaggio, infatti dopo 20’ di gioco il punteggio è di assoluta parità, 30-30. Nel secondo tempo parte molto bene Texas Tech che riesce a mettere a segno subito un mini-break di 4-0, 34-30. Baylor prova a tornare sotto, Moretti la riallontana, con due triple consecutive riesce a tornare sopra, ma è ancora Moretti che permette ai Red Raiders di impattare il match, 38-38 a dopo 6’ del secondo tempo. Nella seconda parte del periodo, le due squadre sono ancora protagoniste di continui botta e risposta, in cui Baylor riesce a portarsi anche a +5 (massimo vantaggio), ma con Texas Tech che non solo riprende gli avversari, ma ripassa anche in vantaggio a 4’ dalla fine, 55-52. Dopo il pareggio di Baylor, gli ultimi 2’ di gioco sono veramente intensi: Moretti riporta in vantaggio i Red Raiders, Baylor pareggia dalla lunetta con Bandoo, McCullar trova la tripla del +3, ma arriva subito il pareggio avversario nuovamente con Bandoo, a fissare il punteggio sul 60-60. Nell’ultimo minuto le due squadre tra tiri sbagliati e palle perse non riescono a mettere a segno il canestro della vittoria, così, dopo 40’ di gioco, il punteggio è di 60-60 e di perfetta parità. Serve un overtime per decidere la vincitrice di questo match. Baylor parte molto forte nel supplementare e a tenere in vita Texas Tech ci prova Holyfield, 63-66 per Baylore a 2.44’ dalla fine. McCullar accorcia per i Red Raiders, Baylor trova la tripla di Teague, ma arriva nuovamente il -1 TTU con la riposta di Edwards, 68-69 a 47” dal termine. Negli ultimi secondi di gioco, palla persa sanguinosa per Texas Tech che manda in lunetta Butler per Baylor che fa 2/2, 68-71 a 11” dalla fine. Non va a buon fine l’ultimo attacco dei Red Raiders, che alla sirena sono costretti ad arrendersi. Il punteggio finale è di 68-71 in favore della #4 Baylor. Per Davide Moretti non un’ottima prestazione al tiro, ma una presenza costante anche dal punto di vista offensivo nei momenti più importanti della gara, oltre al grande apporto difensivo. Chiude con 11 punti, 4 assist, 1 rimbalzi e 1 palla rubata in 37 minuti di gioco. Clicca qui per il tabellino completo

BIG 12 – NIENTE DA FARE PER TEXAS TECH, TEXAS CONQUISTA LA VITTORIA

Seconda sconfitta consecutiva per Texas Tech che, dopo Oklahoma, è costretta a capitolare in casa contro Texas. Un match dalla doppia faccia per i Red Raiders che nel primo tempo si comportano molto bene sia dal punto di vista offensivo che difensivo, mettendo a segno un bel break prima della fine del tempo che gli permette di chiudere in vantaggio i primi 20’. Nel secondo tempo, invece, la protagonista è Texas che prima rimonta lo svantaggio, poi tiene testa ai Red Raiders e infine chiude la pratica ottenendo la vittoria. Texas Tech ora è attesa da una settimana molto impegnativa con gli ultimi due match di Big 12 in cui dovrà affrontare la #2 Baylor e la #1 Kansas. La partita si apre con una tripla di Moretti, che da il via ad un botta e risposta di canestri tra le due squadre per i primi 9’ di gioco, con il punteggio che rimane in perfetta parità, 11-11. Texas prova a rompere l’equilibrio e a mettere un po’ di margine tra lei e i Red Raiders, ma Texas Tech è brava a controbattere immediatamente, portando il tabellino sul 19-19 dopo 12’. Le due squadre continuano ad affrontarsi a viso aperto, in una gara molto sentita sia in campo che sugli spalti, con nessuna delle due che vuole arretrare di un centimetro. È Texas Tech però a provare a prendere le redini del match nell’ultima parte del primo periodo con un parziale di 9-0, guidato soprattutto dai 5 punti di Davide Moretti, che permette ai Red Raiders di portarsi sul 32-26 a 2’ dalla fine del tempo. Texas prima della sirena ritrova la via del canestro, ma anche Texas Tech non è da meno, riuscendo così a mantenere il vantaggio. Dopo 20’ di gioco il punteggio è di 37-30 in favore dei Red Raiders. Al ritorno in campo, Texas parte molto forte e in 2’ grazie ad un break di 5-0 accorcia subito le distanze, 37-35. Dopo il parziale avversario, Texas Tech prova a rispondere, ma non riesce a riportarsi a distanza da Texas, con il match che vede nuovamente le due squadre affrontarsi e rispondersi colpo su colpo a suon di canestri, mantenendo così la partita sempre in equilibrio, con le due squadre a distanza ravvicinata, ma con i Red Raiders sempre davanti, 51-50 a 9’ dalla fine. Il primo vantaggio per Texas arriva con un parziale di 5-0 che gli permette di conquistare la testa del match, 51-55 a 6’ dal termine. Texas Tech prova a tornare sotto con il canestro di McCullar, ma Texas risponde subito con un altro break di 5-0, 53-60 a 2’ dalla fine. Ramsey e McCullar permettono ai Red Raiders di tornare a -2 a 1.12’ dalla fine, 60-58. Nell’ultimo minuto di gioco Texas Tech va in un confusione dal punto di vista sia offensivo che difensivo, non riuscendo a segnare e subendo 8 punti negli ultimi 50” di gioco. La partita si conclude con il punteggio di 68-58 in favore di Texas. Per Davide Moretti, un primo tempo da protagonista e top scorer dei suoi, mentre un secondo periodo opaco dal punto di vista offensivo, ma con un buon contributo sul lato difensivo. Chiude con 11 punti, 1 assist e 1 rimbalzo in 38 minuti di gioco. Clicca qui per il tabellino completo