di Antonello Riva.
Da circa 4 anni mi sono allontanato dal basket, come dire, attivo. Naturalmente lo seguo ancora, a distanza, anche grazie agli innumerevoli amici che ci lavorano.
È scontato, per me, avere interconnessioni con l’ambiente, ma oggi non accetterei in nessun modo eventuali impegni con il movimento. Questo soprattutto perché che sto portando avanti un progetto, un lavoro legato al benessere che mi sta dando un sacco di soddisfazioni: in primis mi ha regalato la libertà di potermi gestire il tempo come meglio credo.
Bene, ora voglio esprimere un pensiero sul movimento italiano che, purtroppo, vedo scivolare sempre più in basso. Il primo problema, a parer mio, è questo: si dice continuamente che non abbiamo più giovani da inserire nelle squadre di Serie A.
Non sono molto d’accordo in quanto ragazzi interessanti ci sono, ma poi si perdono per strada. Ma al di là di questo, cosa si sta facendo per risolvere? Praticamente nulla.
Prima cosa semplice sarebbe quella di coinvolgere ex giocatori, in alcuni casi veri e propri campioni, coinvolti con il territorio per diffondere il basket nelle scuole primarie. Investimento basso con risultati altissimi.
È già successo che in un anno ci siano stati più iscritti alla federazione danza che alla FIP (nessuno si chiede perché?). Chi investe e lavora seriamente nelle proprie squadre giovanili?
Fate un indagine il prossimo mese di giugno per vedere quanti ragazzi stanno lavorando con preparatori atletici o allenatori stipendiati dalle società. Poi i ragazzi arrivano a dover affrontare quel salto mortale quando, finiti i campionati giovanili, vorrebbero entrare nei campionati senior.
Sono d’accordo sul fatto che prima era più facile entrare nell’organico delle squadre di Serie A, mentre ora rubare spazio agli innumerevoli stranieri è praticamente impossibile, a meno che tu non sia davvero un fenomeno (ma è vero che nel campionato di Serie C puoi far giocare stranieri?).
Si cercano soluzioni modificando le strutture e i nomi dei nostri campionati nazionali creando solo grande confusione, soprattutto a coloro che seguono dagli spalti (a proposito il secondo campionato come si chiama? e il terzo?).
Ho riversato su di un foglio alcuni pensieri che mi sono venuti in mente pensando alla pallacanestro, sembrerebbe uno sfogo ma la premessa vi fa capire invece quanto sia un dispiacere per me vedere che il basket in Italia perda sempre più interesse.
È vero anche che è sempre più facile criticare che proporre, ma sono certo che ciò che andrebbe fatto per risolvere una piccola parte del problema sarebbe più semplice e molto più produttivo di quanto si stia facendo.
Antonello Riva
Ex atleta.
Con le squadre di club, vincitore 2 volte della Coppa dei Campioni a Cantù (1981/1982 e 1982/1983), dello Scudetto a Cantù (1980/1981), della Coppa Intercontinentale a Cantù (1982), 3 volte della Coppa delle Coppe a Cantù (1977/1978, 1978/1979, 1980/1981) e della Coppa Korac a Milano (1992/1993).
Con l’Italia, vincitore della Medaglia d’Oro ai Campionati Europei di Francia (1983) e della medaglia d’Argento ai Campionati Europei d’Italia (1991).