BIG 12 – BEFFA TEXAS TECH, LA VITTORIA È DI OKLAHOMA STATE

Texas Tech non riesce a dare continuità ai suoi risultati fuori casa e capitola sul campo di Oklahoma State. Una gara molto combattuta, con le squadre che si sono affrontate a viso aperto per 40 minuti, sfidandosi a suon di canestri e sorpassi e controsorpassi. Decisivo in negativo, per Texas Tech, un ultimo minuto di gioco sanguinoso in cui ci sono stati errori pesanti, sia in termini di liberi che di palle perse, che non hanno permesso ai Red Raiders di recuperare lo svantaggio e ottenere la vittoria. La partenza del match è tutta targata OSU che, con 8 punti consecutivi nei primi 4 minuti, mette subito la testa avanti. Texas Tech trova la via del canestro solo dopo 5’ dall’inizio del match, provando ad accorciare con Edwards e Ramsey, ma gli avversari ribattono ad ogni canestro, 5-11. Il botta e risposta di canestri continua, con Texas Tech che, dopo 10’ di gioco, riesce a trovare il suo primo vantaggio con un jumper di Moretti, 15-14. La distanza tra le squadre è minima, con OSU che dopo qualche minuto riprende la testa del match e i Red Raiders che rispondono di conseguenza, passando nuovamente in vantaggio sul finale del primo tempo. Dopo 20’ di gioco, il punteggio è di 29-27 in favore di Texas Tech. Nel secondo periodo partono bene i Red Raiders che, dopo aver conquistato il vantaggio in conclusione del primo tempo, provano a consolidarlo nei primi minuti del secondo, andando a +8 dopo 4’ di gioco, 40-32. OSU prova a rispondere, ma Texas Tech continua a ricacciare indietro gli avversari, 48-41 a 12’ dalla fine. OSU però non si dà per vinta e, con un parziale importante di 6-0 rientra definitivamente in partita, portandosi a -1 a 11’ dalla fine, 48-47. Ora le distanze tra le due squadre sono nuovamente ridotte ai minimi termini, con entrambe che si affrontano a viso aperto, combattendosi la testa della gara canestro dopo canestro, con la partita che a 7’ dalla fine è in perfetta parità sul 58-58. Dopo il pareggio, però, è OSU a tornare in vantaggio dopo ormai tanti minuti, con Texas Tech che ora è costretta a rincorrere, 65-66 a 2.46’ dalla fine. Holyfield fa ritornare avanti i Red Raiders dalla lunetta, OSU fa lo stesso con tre liberi e McCullar di nuovo a 20” dalla fine segna il -1 per Texas Tech, 69-70. Gli ultimi secondi di gioco però per i Red Raiders sono un susseguirsi di errori e confusione con liberi decisivi sbagliati e palle perse sanguinose, che non permettono a Texas Tech di provare a recuperare lo svantaggio e portare a casa la vittoria. La partita si conclude con il punteggio di 70-73 in favore di OSU. Per Davide Moretti una buona prova con 15 punti, 5 assist, 2 rimbalzi e 1 palla rubata in 40 minuti di utilizzo. Clicca qui per il tabellino completo

BIG 12 – DAVIDE MORETTI GUIDA TEXAS TECH AD UNA STRARIPANTE VITTORIA CONTRO TCU

È la miglior Texas Tech della stagione quella che si impone con autorità su TCU, consolidando il terzo posto in solitaria nella Big 12. I Red Raiders, grazie ad una grandissima prestazione, dominano gli avversari dall’inizio alla fine della partita, senza accennare mai cali, e scrivono anche un pezzo di storia, vincendo la partita con il più ampio margine di punti in Big 12 nella storia di Texas Tech. In questa bella vittoria corale, Davide Moretti sugli scudi con una grande performance offensiva che, soprattutto nel primo tempo, ha permesso a Texas Tech di trovare un vantaggio consistente. Ora i Red Raiders sono a tre a vittore consecutive, con una testa e una consapevolezza diverse rispetto all’inizio della stagione. A dare inizio alle danze nel match contro TCU è la tripla di Davide Moretti che dà il via al primo break di Texas Tech, 11-2 dopo 3’ di gioco. TCU prova a risponde dopo un grande inizio dei Red Raiders, ma i ragazzi di coach Beard non ne vogliono sapere di fermarsi e continuano a martellare gli avversari a suon di canestri e, grazie ad una prestazione balistica inedita in questa stagione e anche alla solita costanza difensiva, Texas Tech sfonda del muro dei venti punti di vantaggio già nel primo tempo e tocca il +27 a 4’ dalla fine del periodo, 40-13. TCU prova a reagire timidamente mettendo a segno 7 punti consecutivi e cercando di avere un po’ di continuità, ma a chiude il primo tempo sono tre punti di Holyfield che permettono ai Red Raiders di andare al riposo sul +25. Dopo 20’ di gioco il punteggio di è 40-25, con una grande prova di Davide Moretti, top scorer del match a metà partita con 13 punti segnati. Al ritorno in campo, TCU prova quantomeno a far valere l’onore cercando di ridurre lo svantaggio, ma la prestazione di Texas Tech non ammette cali di tensione e i ragazzi di coach Beard continuano senza sosta e con costanza a trovare la via del canestro, raggiungendo a metà secondo tempo il +35 con un jumper di Davide Moretti, 63-28. La partita è ormai senza storia con i Red Raiders che continuano a segnare a valanga da ogni parte del campo e con tutti i loro protagonisti, in una grande prestazione corale e, finalmente, ottima dal punto di vista delle percentuali offensive. Il massimo vantaggio toccato da Texas Tech sarà +46 a 1’ dalla fine sul 86-40, vantaggio che rimarrà tale alle sirena finale. La partita si chiude con il punteggio di 88-42 in favore dei Red Raiders. Per Davide Moretti una prestazione da vero leader offensivo, autentica guida nel primo tempo che ha permesso a Texas Tech di scavare il solco decisivo per la vittoria finale: 17 punti (6/9 dal campo, 4/6 da tre, 1/3 ai liberi), 1 rimbalzo e 1 assist in 24 minuti di gioco. Clicca qui per il tabellino completo

MBDC ESTATE 2019. OVADA-PESARO

Si è conclusa l’Estate di Basket del Moretti Basketball Dream Camp, con le due settimane nelle quali i giovani camperini hanno potuto esaltarsi giocando a Basket, divertirsi e fare nuove amicizie.
In questa seconda stagione, all’appuntamento oramai fisso al centro sportivo de IL GEIRINO di Ovada, si è aggiunta una nuova tappa, che ha creato entusiasmo e coinvolto una città di mare ed una piazza storica del Basket italiano come Pesaro.
Nella settimana di Ovada diretta da Andreas Brignoli, il protagonista è stato papà Paolo, assistito dal preparatissimo Federico Chiapparo, in quanto Davide non è potuto essere presente a causa di impegni con TTU, alle Bahamas.
A Pesaro il #25 di Texas Tech è arrivato per 3 giorni di allenamenti, giochi, gare.
Il camp di Pesaro ha coinvolto 55 ragazzi e ragazze nati dal 2004 al 2008, guidati e allenati dagli allenatori del settore giovanile della VL Pesaro.
Davide arriva direttamente dagli States, dove pochi giorni prima aveva giocato il “Bahamas Bound Tournament” con Texas Tech.
Il primo allenamento, quello di giovedì pomeriggio, è con i ragazzi più piccoli sul campo del BasketGiovane, proprio in riva al mare. Appena i “piccoli” campers lo vedono arrivare gli occhi si spalancano di fronte ad un esempio come Davide. All’inizio sono un po’ timidi, ma poi, piano piano vincono il timore iniziale e cominciano a parlare e scherzare con Davide, chiedendogli cose sulla sua esperienza americana e consigli. L’allenamento poi prosegue con esercizi, gare di tiro e una speciale gara a fulmine in cui Davide ha giocato insieme ai ragazzi.
Il venerdì è il momento dei più grandi, nella storica palestra di Baia Flaminia.
Davide segue i ragazzi, li consiglia durante gli esercizi, li aiuta durante tutto l’allenamento e alla fine li raccoglie intorno a sé e gli racconta la sua esperienza e la sua storia, regalandogli suggerimenti e motivazioni per arrivare a grandi obiettivi.
L’ultimo giorno, sabato, è giorno di finali e i ragazzi sono tutti in fibrillazione. Dopo un primo riscaldamento con un po’ di ball handing tutti insieme, guidato da Davide, è il momento di iniziare le gare di tiro, uno contro uno e tre contro tre.
Nei momenti di pausa tra una gara e l’altra, i bambini si alternano per una sessione di autografi con Davide sulla maglietta del camp… Un bel ricordo che rimarrà per sempre!!
Alla fine delle gare, è il momento delle premiazioni: prima caramelle per tutti, poi premi pregiati per tutti i vincitori delle diverse gare, provenienti direttamente da Lubbock!!
Tra autografi e foto, iniziano i saluti finali tra Davide, i ragazzi e gli allenatori.
Tutti felici e con il sorriso sulle labbra, così come bisogna vivere il nostro sport preferito. Ognuno si è portato a casa qualcosa di unico e speciale, che lo aiuterà sicuramente nella stagione che sta per iniziare.

Un caloroso ed affettuoso abbraccio a tutti, con i doverosi ringraziamenti a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di queste due bellissime settimane nelle quali il giusto spirito e la sana educazione sportiva non sono mai mancate.

#NGU

DIARIO 2018/19. A VOLTE SI VINCE, A VOLTE SI IMPARA!

Se ti dicessi che ti mancherà la tua famiglia, i tuoi amici, le tue vecchie abitudini, come mai prima?
Se ti dicessi che tutto questo non è facile, che incontrerai difficoltà, che incontrerai momenti difficili dall’istante in cui farai il primo passo dentro al campus?

Diresti di si?

..e se ti dicessi che se sacrificherai la tua famiglia, amici e identità come giocatore, potrai diventare una persona migliore e persino un giocatore migliore?

Diresti ancora di si?

So una cosa, nell’attimo immediatamente prima della palla a due nella finale NCAA di Minneapolis di fronte a 72.062 persone, hai fatto l’occhiolino a tuo fratello e sei quasi scoppiato a piangere.. io so che in quel momento hai realizzato che avevi una risposta positiva a tutte queste domande, io so che hai realizzato che tutto ciò che hai fatto, tutti i periodi difficili che hai passato ne sono valsi la pena, erano solo tappe di avvicinamento, perchè stavi giocando nel palcoscenico più grande e importante di fronte alla tua famiglia, avevi l’opportunità di dimostrare a loro e a tutte le milioni di persone che stavano guardando, perchè hai sacrificato tutto.

È stato un anno incredibile, è difficile per me trovare le parole per descriverlo. Ho avuto i momenti più felici e più indimenticabili della mia vita, ma ho anche avuto momenti difficili e forse uno dei giorni più tristi della mia vita. Ho raggiunto davvero tanti traguardi, individuali e collettivi, che ripensandoci mi fanno sentire davvero orgoglioso e felice dell’anno che è stato.

Ci siamo guadagnati ogni singola cosa, abbiamo vinto 9 partite di fila per assicurarci il primo titolo della Big12 regular season di sempre, vincendo ad Iowa State, uno dei campi più duri d’America. Abbiamo vinto contro Northern Kentucky, Buffalo, Michigan, Gonzaga e Michigan State nel nostro Torneo NCAA, per raggiungere la prima Finale Nazionale NCAA di sempre per il mio College.
Mi ricordo all’inizio dell’anno, quando abbiamo fatto fatica contro qualche squadra di non-Conference ma che alla fine abbiamo sempre vinto di almeno 20 punti, una volta finite quelle partite, non abbiamo mai festeggiato, perchè sapevamo che le nostre aspettative erano altre, erano di un altro livello, mi ricordo dopo che abbiamo regalato la partita a Duke al Madison Square Garden di New York e siamo tornati dopo i 3 giorni di feste di Natale, abbiamo fatto lavoro di condizionamento per 3 giorni di fila..
Sapevo che saremmo diventati una grande squadra.
Poi inizi l’anno nuovo come speravi, vincendo 4 partite di fila nella Big12, ma le difficoltà non tardano ad arrivare, e ne perdi 4 di fila, facendoti fare il c*lo in trasferta a Kansas, perdendo di 20, più qualche problema all’interno della squadra, qualcosa che nessuno vorrebbe avere mai a che fare. Grandi dubbi. Pensammo che non saremmo andati da nessuna parte, che non saremmo mai riusciti a riscattarci.
Abbiamo iniziato ad avvicinarci come squadra sempre di più, abbiamo iniziato a fidarci e a credere l’uno nell’altro e ognuno ha iniziato a capire il proprio ruolo all’interno della squadra, abbiamo iniziato a vincere 1, 2, 3.. 9 di fila diventando campioni per la prima volta!
Ma dovevamo ancora affrontare un ultima difficoltà, una ancora, perchè io penso che la prima partita del torneo della Big12 persa contro l’ultima in classifica West Virginia, ci ha dato il via, ci ha dato la giusta dose di rabbia e di delusione che insieme hanno alzato le nostre aspettative ancora più in alto.
Torneo NCAA.. vinto la prima, seconda, terza.. adesso abbiamo Gonzaga, grossa, talentosa, profonda, ben allenata, con veramente pochi punti deboli, che come previsto avrebbe giocato un’ottima partita, ma noi giocammo meglio, eravamo la squadra più forte e non avevamo ancora finito.
Ho giocato una delle partite più difficili di sempre, e metto la partita contro Iowa State in Iowa per vincere il titolo di Big12 insieme con la partita contro Gonzaga per approdare alle Final Four come le partite più difficili e toste che abbia mai giocato nelle mie due stagioni a Texas Tech e forse della mia carriera. Dicono che le Final Four sono un ricordo che dura per tutta la vita, hanno ragione, è proprio così !!!
Potrei scrivere un libro con tutti i ricordi e le emozioni che ho vissuto. Ho visto le foto di me che tiravo nelle strade di Minneapolis e di fronte al nostro albergo, e sì perchè avevamo un intero albergo tutto per noi, con la polizia e il parrucchiere personale, pasti ogni 3 ore, massaggi disponibili ogni giorno, abbiamo fatto allenamento di fronte a 30.000 persone, e ho anche avuto la faccia più sorpresa di sempre quando mi hanno dato il premio “Elite 90” di cui non sapevo nulla, durante il banchetto delle Final Four.
Chiedo scusa se ci ho messo tanto a raccontare tutto questo, ma inizio ad emozionarmi ogni volta che ripenso a come tutto è finito. A volte capita che rimani sotto per tutta la partita e alla fine dici che l’altra squadra era più forte di te, ma non con noi, non c’era nessuna squadra migliore di noi, nessuna, e questo è il motivo per cui fa così male, perchè a 20 secondi dalla fine, sopra di 3 non mi aspettavo di perdere quella partita, avevo il trofeo tra le mie mani, poi ho iniziato a vederlo allontanarsi da me, come se qualcuno me lo stesse rubando.. il cronometro stava scorrendo, non riuscivo ad accettarlo, non riuscivo a crederci, ma…

A VOLTE SI VINCE, A VOLTE SI IMPARA!

Ho spento il telefono per 2 giorni, ho solo salutato i miei a cui ho assicurato che fossi vivo, ma oltre a questo non riuscivo a parlare o a vedere nessuno. Ho iniziato a sentirmi meglio quando sono andato a parlare con il mio allenatore, il giorno subito dopo che siamo tornati, e sono tornato in palestra, come se fossi ancora in stagione, come se dovessi prepararmi per la prossima partita.

Sono una settimana dal tornare a casa per rivedere i miei amici e la mia famiglia.. Da quel giorno, le persone mi vedono come una celebrità, non c’e stato un giorno in cui stavo camminando per andare a lezione che la gente non mi abbia chiesto di fare una foto o di fargli un autografo, questo mi rende davvero felice perchè nonostante il finale non è stato come tutti si aspettavano o speravano, l’intera comunità e i Red Raiders fans sono terribilmente fieri e riconoscenti.
Se anno scorso ci vedevano come eroi, quest’anno siamo leggende e lo saremo per sempre.

Davide Moretti

MORETTI BASKETBALL DREAM CAMP – SUMMER 2018

Si e’ conclusa la seconda settimana del MBDC ad Ovada, chiudendo così la prima estate di attività di SUMMER 2018 legata a doppio filo all’esperienza di Davide nel magico mondo NCAA.

Rimini ed Ovada sono state le due tappe che hanno portato poco meno di cento ragazzi e ragazze a conoscere, giocare ed interagire con Davide per conoscere direttamente ed indirettamente le esperienze di un ragazzo umile e semplice, che sta inseguendo un sogno americano.

Il mare della splendida riviera adriatica a Viserba, e l’ accogliente e polifunzionale centro de Il Geirino, sono state le località che hanno ospitato queste due divertentissime settimane, dove si sono svolte le sedute di basket, proponendo la mattina attività specifiche ed allenamenti mirati ed il pomeriggio contest individuali e di squadra.

Le finali dei tornei e l’All Stars Game, hanno rappresentato la chiusura delle due settimane nei rispettivi Sabato mattina, non prima di premiare un grandissimo numero di partecipanti, con gadget delle due ultime squadre dove Davide ha militato, la nazionale italiana U20 e i Red Raiders di Texas Tech.

Le attività alternative sono state il mare e le uscite serali a Rimini, i tornei di calcetto e ping pong ad Ovada; attivazione ginnica specifica all’aperto, seduta di kick boxing, incontro con il Joy Trainer e uno speciale lavoro in acqua, sfruttando la magnifica piscina del centro che è stata anche il centro ricreativo più sfruttato per combattere il caldo che ci ha accompagnato durante la seconda settimana in Piemonte.

Un grande e speciale ringraziamento va allo staff di Red Basket e di IBR, per avere supportato e reso possibile lo svolgimento di queste due splendide settimane. Alla struttura alberghiera di Viserba e di Ovada, ospitale e precisa in tutte le occasioni. Al preziosissimo contributo di Alex Giovanni e Marco, Irene per la parte amministrativa e di raccordo, Twiggy per il supporto e l’allestimento, ed il presidente di Servizi Sportivi Mirko Bottero.

Vogliamo ringraziare infine tutti i CAMPERS per la loro passione, per la disponibilità e per la voglia di divertirsi e migliorarsi che hanno portato da casa. Vogliamo dire il più grande GRAZIE ai genitori, senza il cui sacrificio, economico e pratico, nessuna manifestazione come questa potrebbe mai esistere. Infine grazie agli allenatori, dirigenti delle società che ci hanno affidato i loro ragazzi dandoci la fiducia necessaria, che vi assicuro abbiamo ripagato con il più grande impegno possibile!!

Andreas, Max e Paolo veri motori dietro le quinte e non solo dell’organizzazione che è risultata snella ed efficente!

Non mi resta che salutarvi, sperando che vi siate divertiti come ci siamo divertiti noi e dandovi appuntamento a SUMMER 2019 con il      MORETTI BASKETBALL DREAM CAMP…e come dice lo slogan di Davide :

#NGU

 

RABBIA E DELUSIONE

Non è esattamente come avevo immaginato e voluto finire il percorso che ho iniziato più di 5 anni fa con le varie nazionali giovanili. Questi erano i miei fratelli, quelli con cui ho vissuto gioie indimenticabili e con alcuni dei quali mi ci alleno da quando ho 12 anni. Fratelli con i quali ho condiviso mesi e mesi di ritiri, ore e ore di allenamenti, sudore e lacrime, dando tutto in mezzo a quel campo per dimostrare a tutti quanto eravamo forti insieme. Meritavamo di più, abbiamo lottato sempre contro tutto e tutti, delle volte alcuni sembravano ostacolarci senza (forse) neanche volerlo. Un gruppo di fratelli che ha portato a casa ben 3 medaglie (e se per favore conoscete una nazionale giovanile che ha fatto meglio, nominate it I will wait) meritava decisamente una fine migliore, ma gli ostacoli hanno sempre fatto parte del nostro percorso.
È un giorno strano per me oggi, non vivere più certe emozioni sarà dura, con oggi si chiude un percorso che mi ha portato a giocare 7 Europei e 1 Mondiale. Dal primo momento in cui ho indossato l’ 11 non me lo sono più tolto e la scritta sul petto mi ha motivato anno dopo anno a dare sempre di più. Spero di provare ancora quella pelle d’oca, come provai per la prima volta, ormai più di 5 anni fa, nel giocare una partita con la maglia della nazionale. Siamo illegali.

VIVENDO UN SOGNO

di Davide Moretti.

Domenica 11 marzo 2018: in questa data tutto è cominciato.

Ricordo quel giorno come fosse ieri, quando come squadra siamo stati invitati a vedere lo show chiamato “Selection Sunday” (lo show televisivo nel quale annunciano le 64 squadre del torneo) al TopGolf, con tutti i tifosi di Texas Tech.

Non appena siamo entrati abbiamo visto il posto pieno di maglie rosse e nere urlare e fare il tifo per noi. Lo show cominciò e annunciarono il nostro nome dopo qualche minuto, eravamo ufficialmente parte delle 64 squadre del torneo NCCA 2018!

Dopo, tutti iniziarono a pregare e sperare in un buon posto dove andare a giocare il Primo e Secondo turno. Ovviamente giocare a Dallas sarebbe stato fantastico. Annunciarono i primi 4 posti a Dallas, ma non eravamo in uno di quei 4. Lo show continuò e, per fortuna, non chiamarono il nostro nome. Era tempo dunque per gli ultimi 4 posti in Dallas: Florida e Saint Bonaventure le prime due, Texas Tech and Stephen F. Austin le altre due!

Ci diedero un terzo “piazzamento”, il più alto mai dato alla nostra Università. Ricordo tutti i tifosi impazzire e il mio compagno di squadra Andrew che mi afferrò immediatamente, chiedendomi di dargli i miei biglietti: era chiaro che tutta Lubbock era diretta verso Dallas. È stato un giorno speciale, che ha ricompensato nel giusto modo la nostra storica stagione.

Partimmo due giorni prima della nostra prima partita.

Un volo di mattina presto, ma che volo! Aereo privato, pagato dalla NCAA. Un intero aeroplano solo per noi; scusate, per la nostra Università. Infatti, in fondo al nostro aereo c’erano le cheerleader, la banda, qualche tifoso e lo staff al completo: dalla segretaria fino al terzo fisioterapista.

Giocatori e allenatori avevano posti di prima classe. Sfortunatamente, il volo durò solo 45 minuti.

Atterrati a Dallas, ci dirigemmo verso il nostro pullman personale e il nostro general manager ci consegnò le chiavi personalizzate delle nostre camere: “Davide Moretti, camera 850, March Madness”.

Non male! Specialmente perchè l’hotel era un Hilton Honors.

Ero abituato a condividere gli hotel con le altre squadre durante questo tipo di manifestazioni, come per esempio durante i Campionati Europei, ma questa volta era diverso, avevamo forse il più grande hotel di Dallas soltanto per noi.

Era tempo di tirare un po’! Quindi dopo pranzo e qualche ora di riposo eravamo diretti ad allenarci alla American Airlines Arena, arena NBA dei Dallas Mavericks: abbastanza carino, non è vero?

Dopo 2 ore di allenamento a porte aperte davanti a 800 persone, andammo a mangiare in un ristorante molto elegante, nel centro di Dallas.

Il 15 marzo 2018 fu un giorno molto speciale: non solo perchè era il giorno della partita, ma anche perchè era il 14° compleanno di mio fratello Niccolò e non potevo essere più motivato. La palla a due era fissata per le 18.27.
Di solito, durante i giorni delle partite penso 3/4 ore prima al piano partita e a come giocare al meglio, ma quel giorno, dal momento in cui mi svegliai, non riuscii a pensare ad altro che al piano partita e a come avrei dovuto giocarla. Ero più nervoso del normale e le 18.703 persone dentro quella enorme arena NBA non mi hanno aiutato a calmarmi per niente. Un attimo prima di entrare in campo, presi un grande respiro e corsi dentro pensando solo a dare il massimo.
Misi il mio primo tiro, un canestro in step back da dietro la linea dei tre punti, e dentro di me dissi: “Beh.. non male come inizio, Davide!”.
È forse stata la nostra partita più difficile, e scommetto che la maggior parte dei miei compagni erano nervosi tanto quanto lo ero io, ma come si dice in questi casi: “sopravvivere e avanzare”. Beh, siamo sopravvissuti, avanzando alla seconda gara.

Il 16 marzo 2018 è stato per lo più un giorno di preparazione, con la regola delle 12 ore che il nostro coach ci ha insegnato. Abbiamo dimenticato abbastanza in fretta la partita del giorno prima ed eravamo già concentrati per la successiva.

Il 17 marzo 2018 è il giorno della gara contro Florida. Squadra tosta, con giocatori davvero buoni, specialmente nelle posizioni fronte a canestro. È stata una partita molto bella, equilibrata fino agli ultimi 2/3 minuti in cui eravamo sopra di 10 punti, ma come ho detto erano una squadra molto tosta e arrivarono fino a -3 punti, con 23 secondi sul cronometro ancora da giocare. Hanno avuto 3 tiri consecutivi da 3 per pareggiare la partita, ma per fortuna li hanno sbagliati tutti quanti. Giocai una partita molto normale, con nessuna palla persa e un tiro da 3 che ha ballato sul ferro e buone azioni in difesa. In pratica, stavo cercando di non fare errori.

Ricorderò per sempre quando, durante un tiro libero, mi trovai in mezzo al campo con lo sguardo verso quella immensa folla, provando emozioni indescrivibili mai sentite prima. Dissi a me stesso: “Guarda dove ti trovi adesso, dai il massimo e basta”.
Avevo paura, ero nervoso… ma sapevo che il Davide dentro me non mi avrebbe mai lasciato da solo. Sapevo di essere pronto per quella occasione: tutti i miei sacrifici e gli allenamenti mi hanno preparato per giocare nel più grande palcoscenico di quel periodo: il Torneo NCAA.

Eravamo parte delle migliori 16 squadre del torneo! Le cosiddette “Sweet 16” e diretti verso Boston. In una settimana, Dallas ci ha trattato come super eroi: una arena NBA piena di maglie rosse e nere che hanno tifato per noi tutto il tempo. È stato un qualcosa di incredibile.

21 marzo 2018, direzione Boston!
Aereo immenso, più grande di quello che prendemmo la settimana prima. Avevamo anche molte più persone a viaggiare con noi.
Hotel bellissimo e camere stupende come al solito, ma io non riuscivo a pensare ad altro se non a dove sarei andato ad allenarmi e poi di seguito giocare nei giorni successivi.
Ovviamente sarebbe stata una arena NBA, ma allacciarmi le scarpe al TD Garden, una delle arene più storiche, rendeva il tutto ancora più speciale. Non riuscivo a pazientare rispetto al fatto di allenarmi e giocare in quell’arena: stavo letteralmente impazzendo.
Ci siamo allenati lì il 22 di Marzo per quasi 2 ore, ma potevo continuare ad allenarmi per altre due… ero troppo eccitato.

Il 23 marzo 2018 è il giorno della partita contro Purdue, una numero 2 contro una numero 3 (noi): senza dubbio sarebbe stata una gran bella partita.
Secondo me, abbiamo completamente controllato l’intera partita, pur non giocando il nostro miglior basket nel corso del primo tempo chiuso comunque avanti di 5 punti. Mantenemmo il vantaggio fino alla fine della partita, vincendo di 13 punti. Ho probabilmente giocato la mia migliore partita: 7 punti con 2 assist, zero palle perse e buone azioni in difesa.
Ma quella notte, dopo la nostra vittoria, non era la mia partita o le mie statistiche che mi facevano sentire così felice. Vincemmo e ciò ci fece entrare nelle migliori 8 squadre degli Stati Uniti d’America: “Il miglior risultato nella storia dell’Università di Texas Tech”… non c’è bisogno di aggiungere altro.
Non riuscivo ad andare a letto quella sera: essere parte della storia e aiutare questa squadra a raggiungere il miglior risultato di sempre, ha ripagato tutti i sacrifici e le difficoltà che ho avuto e ho affrontato.

Il 24 marzo 2018 riuscivo soltanto a pensare al giorno successivo e a quanto speciale quel giorno sarebbe stato: giocare per le Final Four nel giorno del mio compleanno era semplicemente fantastico!

Il 25 marzo 2018 sono andato a giocare una delle partite più importanti della mia carriera finora, festeggiando il giorno del mio compleanno.
Ero eccitato come mai prima, ma ero anche molto nervoso.
Tutta la nazione degli Stati Uniti d’America (e non solo) ci stava guardando.
Palla a due era alle 13.20 e sapevamo già che sarebbe stata una partita da tutto esaurito.
Giocammo di fronte a quasi 20.000 persone, ma questa volta l’arena non era piena di maglie rosse e nere.
Iniziammo la partita come mai prima in tutto il torneo, ma erano davvero una buona squadra e finirono il primo tempo avanti di 13 punti. Mantennero un vantaggio di 10 punti fino agli ultimi minuti della partita, dove arrivammo fino a -5 punti di svantaggio con 5 minuti dalla fine.
Demmo tutto quello che avevamo, ma Villanova quella sera meritò di vincere.
Non fu il migliore dei giorni. Speravo di poter festeggiare il mio compleanno in maniera diversa, con uno dei più bei regali di sempre, ma invece di volare per San Antonio questa volta siamo tornati verso Lubbock.
Al giorno d’oggi non ho alcun rimpianto, sapevo che avrei dato tutto quello che avevo quel giorno, per me stesso e per la squadra.
Tornammo a casa subito dopo la partita, atterrammo all’una di notte e alcuni dei nostri fantastici tifosi erano lì ad aspettarci, ringraziandoci per averli resi fieri. È stato unico.
Adesso tutti quanti ci vedono come leggende e questa esperienza di tre settimane è qualcosa che ricorderò per sempre.

Moro

IL PROF DI MATEMATICA, LA MIA BICI E LA FANTASTICA TECNOLOGIA CHE RENDE IL COLLEGE ECCEZIONALE!

di Davide Moretti.

Dopo la prima settimana di scuola ero veramente preoccupato. Mi piacerebbe raccontarvi quello che ho capito durante le mie lezioni, ma non ho molto da raccontarvi, perché ho capito veramente niente (hahahaha!).

Il momento più divertente è stato durante la lezione di matematica, martedì, in quanto ho capito soltanto il nome del professore, e che è cieco!
Avete capito bene: cieco!
Cammina con l’aiuto di un bastone e viene aiutato durante le ore di lezione da un assistente. Non avevo mai sentito che un professore cieco potesse insegnare, tutto questo è molto strano, ma lui ha tutto il mio rispetto!
Per tutta la lezione il prof ha parlato troppo veloce, ma quello che mi ha veramente ucciso, sono stati tutti i termini che stanno nel dizionario di matematica, e che nel primo periodo mi erano sconosciuti.

Fortunatamente il martedì ho soltanto quella classe, perché appena dopo venti minuti avevo un incredibile mail di testa. Durante la settimana ho altre quattro lezioni e per arrivare da una classe all’altra ho scaricato un’applicazione sul mio cellulare chiamata “Find my class” poiché questo Campus è davvero troppo grande, infatti nei primi cinque giorni mi sono perso almeno sette volte.

Ho soltanto dieci minuti di pausa per andare da una classe all’altra, e per spostarmi nel Campus uso la mia bicicletta, per un tragitto come se dovessi andare dal PalaMaggetti di Roseto al lido La Vela (5km circa) e ogni volta per arrivare puntuale sudo come se fossi ad un allenamento.

Le classi sono esattamente come le avevo immaginate e viste nei film, con almeno 200 studenti ciascuna ed i professori spiegano le loro lezioni davanti ad un microfono come se fossero in conferenza stampa.

Ogni cosa è molto tecnologica: ho un account chiamato “Black Board” dentro il sito web della scuola dove posso seguire i miei voti, fare i miei compiti, rivedere dopo le tredici le lezioni che ho svolto la mattina.
Ho impiegato tre giorni a capire come funzionava, ma adesso è tutto molto facile ed eccezionale!

Moro

LA MIA ‘TRIPLA OMBRA’, IL MIO CORPO CHE CAMBIA E LA MANCANZA DELLA PASTA…

di Davide Moretti.

È appena finita una settimana di lavoro in palestra. Sono nel mio letto pensando alla prossima e guardando il mio programma: 5 lavori individuali, più 4 volte nel “LAB”: la sala pesi.

Il lavoro individuale è pazzesco e io lo amo profondamente.

Qui in Texas ho una nuova ombra (la “tripla ombra”) che mi segue ovunque: tre “managers” che sono sempre pronti a passarmi la palla o a prendermi il rimbalzo, a farmi i blocchi o a picchiarmi duro quando vado al ferro, per non lasciarmi mai un lay up facile. Ce n’è sempre uno che mi marca stretto, mai un secondo di respiro.

Sto lavorando sul mio ballhandling con palline da tennis, con la mia “tripla ombra” che mi picchia su mani e braccia per farmi sbagliare e perdere il controllo della palla. Quando sfrutto i blocchi in palleggio, da un manager all’altro, loro spingono e trattengono picchiandomi e rendendo tutto più difficile e duro.

Sto tirando molto: fuori dai blocchi come una guardia e dal palleggio come un play. Ad ogni tiro, loro mi corrono incontro per stopparmi e ostacolarmi, toccandomi e spingendomi ogni dannata volta.

Ormai io li amo, di un amore totale quanto platonico. Amo la mia “tripla ombra”. E amo questo modo di lavorare.

Il LAB è niente di meno di tutto questo.

C’è una frase che ogni volta che entro in sala pesi mi ripeto: è quella che il coach preparatore fisico Reilly mi dice sempre quando alle 8 del mattino mi vede entrare: “Andiamo a cambiare il tuo corpo”.

Ecco… anche adesso che non sento più le mie braccia e le mie gambe, devo ancora spingere per l’ultima volta: la più dura e pesante!

Questo è la mia giornata tipo. È dura ma, credetemi, è quello che ho sempre voluto.

Nel mio primo giorno libero, una domenica, sono andato al supermercato per la prima volta perché sentivo i miei bisogni di italiano… mi mancava la pasta.

Così ne ho comprato 4 scatole, oltre a salsa di pomodoro e olio extravergine di oliva che qui è molto difficile da trovare. Ho bisogno di cucinare qualcosa che so mi piacerà di sicuro. Ho provato migliaia di tipi di cibo differenti, alcuni anche buoni… ma il mio corpo ha bisogno di pasta!

I giorni passano e mi manca tantissimo la mia casa, la mia famiglia. Così ho deciso di mettere qualcosa nella mia camera da letto, per non sentirmi mai da solo.

Giorno dopo giorno, penso di stare facendo una grande esperienza, lavorando duro.

Voi che dite, sto sbagliando?

Moro

 

NEVER GIVE UP! MAI ARRENDERSI!

di Davide Moretti.

Questo scrivo da sempre sui miei canali social, riassunto nell’hashtag #ngu, questo mi ha insegnato mio padre Paolo, che non si è arreso né in campo, quando giocava a basket, né fuori, quando ha lottato contro una malattia durissima come la leucemia.

Per questo ho voluto questa frase come motto del mio sito, che spero vi piaccia e che vuole essere un modo per tenere i contatti adesso che ho lasciato l’Italia e sono “7 ore indietro” vivendo a Lubbock, Texas, dove studio all’università Texas Tech e gioco a basket con la squadra dei Red Raiders, nella Big 12 Conference.

Ho la fortuna di avere molte persone care e tanti amici, ma voglio ampliare il giro delle mie conoscenze condividendo le mie emozioni e raccontando in questo spazio un po’ della mia vita.

Per questo ho voluto il mio sito, che spero possa essere utile anche a chi vuole percorrere, come me, la strada che porta in America per studiare, giocare duro, migliorare giornalmente e trasformare quotidianamente i propri sogni in realtà.

Cercherò di aggiornare il mio account Instagram più volte possibile, per tenere contatti e interagire con chi vorrà seguirmi. Inoltre, il sito offrirà la possibilità di seguire i miei impegni e, soprattutto, articoli di persone importanti del mondo del basket italiano e, perché no, anche – in un prossimo futuro – americano.

Spero che questo spazio virtuale vi piaccia. Suggerimenti e critiche costruttive sono ben accette.

Never Give Up!

Moro