di Franco Marcelletti.

Da due anni sono tornato ad allenare nel settore giovanile della Tezenis Verona, perché mi piaceva l’idea di aiutare a crescere qualche giovane talento veronese.

Molte sono state le differenze che subito mi hanno colpito. Innanzitutto una predilezione di tenere i gruppi uniti a lungo per annate, quando invece l’obiettivo deve essere quello di far crescere i talenti, e subito mi è venuto in mente il primo incontro che ho avuto con Paolo Moretti.

Correva l’anno 1986 ed a Roseto c’erano le finali nazionali Juniores (l’attuale U18) e l’anno limite di nascita era il 1967.

Nella Mens Sana Siena, allenata da un maestro come Luca Finetti, giocava Paolo che era del 1970, tre anni più giovane, e già faceva la differenza.

Con i regolamenti odierni non sarebbe stato possibile!

Ci ritroviamo oggi con una carenza di produzione di giocatori italiani come numero e qualità, per cui quasi tutti i migliori sono figli di ex giocatori: Gallinari, Gentile, Sacchetti, Cinciarini, Pascolo, Della Valle,Tonut, Alibegovic, Laganà, e lo stesso Davide Moretti.

Sembra quasi che le loro famiglie abbiano fatto da foresteria ed i loro padri da allenatori, e spesso è successo.

Dall’avvento della legge Bosman il reclutamento delle società si limita ad un contesto provinciale, al massimo regionale. Venendo a mancare alle società un ritorno economico, investire nel settore giovanile è una nobile eccezione che riguarda poche società.

Questo porta ad un livello di confronto fra i giocatori più basso e poco formativo.

Oppure si cercano ragazzi stranieri ai quali offrire i quattro anni di formazione.

Parlare di Davide nella NCAA, quindi per me, è come parlare della fuga di cervelli italiani all’estero che la nostra patria, il nostro basket, non è riuscita a trattenere.

Quello che accomuna i Moretti è il coraggio.

Paolo fu uno dei primi italiani ad andare in Grecia, nel 1996. Fu una scelta coraggiosa e rischiosa quella di mettersi in discussione in un ambiente nuovo e particolare come quello ellenico.

Davide ha lasciato un posto sicuro da titolare in Legadue, ed un probabile di cambio in Serie A, per vivere un’esperienza nuova.

Il lavoro tecnico per diventare un vero play e quello fisico per affrontare una conference molto competitiva, sono sicuro ci consegnerà un giocatore importante per il basket italiano, del quale abbiamo grande bisogno.

E come cantava Peter Gabriel: “Don’t give up, I know you can make it good”.

Francesco “Franco” Marcelletti
Coach vincitore dello Scudetto a Caserta (1990/1991) e della Coppa Italia a Caserta (1988).
Promosso in Serie A con Verona (1992/1993).
Migliore allenatore della Serie A con Verona (1993/1994).

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